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Ogni comunità, giustamente, celebra e onora i suoi figli più famosi, anche perché da costoro riceve importanza e notorietà.

E anche questo sito, che si rivolge alla comunità comisana, dedica diverse pagine ai comisani illustri.

La presente sezione, però, è dedicata a tutti i comisani, soprattutto a coloro che, spesso in modo riservato, col lavoro o lo studio o l'intelligenza o l'impegno o la bontà contribuiscono a rendere la vita della nostra comunità più umana e civile.






Padre Giovanni Meli

Nato in una famiglia matricrisiara, sin dalla più tenera età, non appena "mintia 'u nasu fora ra potta", si trovava davanti la Chiesa Madre, che distava una decina di metri dalla sua abitazione.

Com'era naturale, da ragazzo frequentò la Matrice ed il circolo di Azione Cattolica "NOVA JUVENTUS", del quale, ormai giovanotto, divenne presidente; e lo fu per diversi anni.

Giovanni era buono, disponibile, conciliante con tutti. Non riesco a ricordare un suo gesto sgarbato o uno scatto d'ira verso noi ragazzi più giovani di lui, e, alcuni, piuttosto birbanti.

Lavorò per alcuni anni in una grande industria.
Ma, ad un certo momento, sentì forte la vocazione religiosa, che (forse) aveva sempre avuto, ed entrò in Seminario.
Ormai in età matura fu ordinato sacerdote. Ed ora è rettore del Santuario Interdiocesano MARIA SS. DI GULFI a Chiaramonte Gulfi.


"Tanti auguri, padre Giovanni; tanti auguri per la sua attività a favore dei fratelli e per la gloria di Dio".





Michelangelo Flaccavento

Nato verso la metà degli anni ’40, abitava no quattieri ‘a Razia, quasi di fronte alla chiesa.
Anche se tutti lo chiamavano
Micheli, il suo vero nome era Michelangelo.
Con un nome così importante non poteva essere un ragazzo come tutti gli altri; ed infatti era molto intelligente, studioso e pieno di iniziative.

Per diversi anni organizzò un gruppo di ragazzi del quartiere, con cui sfilava durante le feste di carnevale e quasi sempre veniva premiato per l’accuratezza e la perfezione dei costumi, per confezionare i quali, probabilmente, veniva aiutato dal padre, che aveva la bottega di sarto in corso Vittorio Emanuele.

Dopo la scuola media, frequentò fuori Comiso il Liceo Scientifico, dove si distinse per le sue capacità, e poi si iscrisse alla facoltà d’Ingegneria presso il Politecnico di Torino.
Quando era studente universitario, forse per non gravare troppo sulla famiglia, per gli studenti d’ingegneria scriveva libri di esercizi, che gli venivano pubblicati dall’editore Vincenzo Giorgio, un siciliano trapiantato a Torino.
Dopo la laurea, come han fatto tanti comisani, si stabilì lontano da Comiso.

“Ormai son tanti anni, caro
Michele, che non ho notizie di te; ma credo che hai continuato a dar prova delle tue capacità e della tua concretezza, facendo così onore al paese che ti diede i natali”.

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Nel 2020, in tempo di coronavirus, sono riuscito a rintracciare Micheli, ed ho saputo che sta bene e in grado di dare ancora il meglio di sé.




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